Parlando con un’amica è emerso un problema scolastico che da sempre esiste ma negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologie a portata di mano, si è esteso ed intensificato: i ragazzi che copiano durante i compiti in classe.
Questa ragazza mi ha raccontato che la sua sorellina minore, vedendo che una sua compagna si fa spedire via sms dalla propria madre, insegnante lei stessa, gli esercizi svolti, ha iniziato a credere che sua madre sia cattiva perché non fa la medesima cosa.
Ricordo quando anch’io mi meravigliavo da piccola dei miei compagni con i bigliettini e parlandone a casa mi veniva detto dai miei stessi genitori di farmi furba e imparare dagli altri ragazzi ad usare questi trucchi per fare bella figura; negli anni questa mentalità tra i genitori persiste e si è estesa fino ad arrivare a proteggere il proprio figlio trovando scuse del tipo: “Beh così mi prende i voti alti col minimo sforzo” oppure “Poverino ha così tante cose da fare, nuoto, pallavolo, calcio, che proprio non ha tempo per studiare, bisogna aiutarlo in qualche modo”, e via dicendo.
Il trucco degli insegnanti di ritirare i cellulari ormai è un sogno lontano anni luce considerando il fatto che, i ragazzi, si preparano un minimo di quattro telefonini a testa per essere certi della “copertura”.
Ricordo che al mio esame di maturità, messi in condizioni di incapacità totale nell’utilizzo di cellulare e del classico passaparola, i ragazzi avevano escogitato il metodo di andare in bagno, mettere dei bigliettini con le soluzioni del test di matematica attaccate dietro al water e andarli a recuperare a rotazione: il problema è che sono stati scoperti da un giovane professore da poco laureato e più sveglio di loro che, avendo notato il via vai (tre persone una dopo l‘altra erano andate al bagno), si è insospettito, è andato a controllare e ha trovato il nascondiglio: c’è stata una lavata di capo per tutti, il presidente della commissione ha fatto qualche minaccia di ritiro compiti ma alla fine tutto è svanito in una bolla di sapone.
Arriviamo all’università, convinti che questo “chiudere un occhio” scompaia perché comunque i professori dovrebbero essere più attenti ed i ragazzi più preparati poiché, teoricamente, più interessanti alle materie, ci giriamo durante un elaborato di italiano e scopriamo che il nostro vicino di banco ha incollato degli interi temi di carattere generale, inerenti gli autori su cui l’esame doveva vertere, scaricati da internet sul proprio vocabolario, e copia di pari passo, per poi prendere pure una votazione bella alta.
Ci ritroviamo così a chiederci se i professori facciano finta di nulla per comodità, pigrizia, insofferenza e, perché no, anche un po’ di menefreghismo per la propria materia d’insegnamento, oppure non se ne accorgano perché talmente candidi da non poter concepire che i ragazzi stiano copiando. Ho alcuni dubbi sulla seconda ipotesi.
Mi chiedo a questo punto se le persone che si laureano, lavorano e applicano ciò che hanno appreso copiando (e, quindi, non conoscono) siano realmente competenti e preparati per l’esercizio della propria mansione e, soprattutto, mi domando perché crediamo ancora che la scuola italiana sia una delle migliori al mondo, constatato che siamo i primi a distruggerne le basi dalle fondamenta.
Quanto ci vuole a scoprire i furbetti di turno? Sono forse troppi e quindi è meglio lasciar correre la cosa?