sabato 22 maggio 2010

Spasimi di una giornata differente: aiutare la città ad aiutare i disabili


Sono andata in giro per Bologna con un amico che, purtroppo, è sulla sedia a rotelle (non quelle super tecnologiche che costano una mazzata di soldi e puoi muovere con un dito ma una da spingere a mano): è stato un incubo e mi è stato persino detto che Milano è peggio. Le strade sono piene di buche, o fatte in porfido o con piastrellacce rovinate e molti marciapiedi con scalini o dislivelli. Molti negozi sembra abbiano scritto “Io non posso entrare” come i cartelli per i cani a causa di scalini troppo alti. Bagni, ovviamente, non a norma, dei ristoranti corollano amorevolmente il tutto aprendo la strada ad uno dei miei discorsi preferiti: criticare Trenitalia chiedendomi, nel frattempo, dove siano finite tutte quelle belle leggi che dovrebbero obbligare gli esercenti a creare strutture adeguate che non tolgano la libertà a persone con problemi (dopotutto quanto costa fare uno scivolo al posto degli scalini? Alla fine chi cammina con le proprie gambe non ha problemi a camminare su una superficie diversa; oppure a mettere una pedana, anche non fissa da quattro soldi?).

Alla stazione di Bologna ho scoperto un nuovo punto dove non ero mai stata, non avendone mai avuto bisogno: il punto per persone diversamente abili che, praticamente, si trova isolato da tutte le altre biglietterie ed è una sottospecie di ufficio. Vai lì, ti fai fare il biglietto, te lo fai stampare in un altro ufficio, torni di nuovo nel primo posto in cui sei andato ed aspetti che qualcuno ti venga a prendere, poi vai all’ascensore, ti fai un lungo corridoio, riprendi l’ascensore e ti trovi nel binario prescelto per il tuo treno. Ora la parte divertente: ti caricano su un muletto sollevatore, identico a quelli utilizzati nel settore industriale, e ti fanno salire sul treno. 

Come molti sapranno esistono alcuni regionali, nuovi, a due piani che non hanno questo problema dei maledetti scalini (che, in realtà, sono pericolosi anche per noi che ci teniamo in piedi su due gambe: quante volte è capitato di inciamparci o comunque di salire/scendere terrorizzati di farci male con le proprie valige in mano?)… perlomeno così eviterebbero ai malcapitati la trafila al punto disabili, il dover arrivare mezz’ora prima della partenza del treno per fare tutte le carte ed essere caricati come delle casse.

Questo, però, non è tutto: come molto spesso abbiamo appreso anche da alcuni servizi della televisione lanciati da “Striscia la Notizia” in Italia troviamo strutture nuove, mai utilizzate, chiuse o senza addetti oppure aperte e senza corrente elettrica, senza contare tutti i fondi stanziati dallo stato e mai andati a buon fine, spesso re-indirizzati ed investiti in tutt’altro.

A noi, che non abbiamo problemi motori, più di tanto non interessa ma non ho mai digerito quando le persone in qualche modo tolgono la libertà ad altri: non dare la possibilità, ai diversamente abili, di accedere a tutte le strutture a cui, invece, noi accediamo facilmente toglie loro un’indipendenza che molto spesso vorrebbero acquisire e che siamo proprio noi a non dargli (questo discorso varrebbe, in un senso ribaltato, anche per coloro che tendono a fare il contrario, cioè a viziare qualcuno credendo di aiutarlo: anche questo sarebbe da analizzare in un discorso a parte).

Forse sono troppo critica, forse lo sono troppo poco: non è questo che dovremmo discutere o giudicare ma solo prendere atto del contenuto di questo articolo e pensare a come sarebbe semplice migliorare, almeno un tantino, la situazione in Italia.