mercoledì 10 febbraio 2010

"Fast food" english: disperazione della lingua inglese nel territorio italiano


Molto spesso mi ritrovo a criticare i miei coetanei, e non solo, per la mancanza di conoscenza, anche semplicemente basilare, della lingua inglese. Tutti sostengono quanto lo studio di questa materia sia importante per potersi confrontare con altre culture, ma nessuno, in realtà, si mette d’impegno per impararla, eppure sarebbe così semplice!

Tendenzialmente alcune persone mediamente acculturate sono convinte che le lingue straniere (anche l'inglese) siano più semplici da imparare se apprese durante l'infanzia, fase in cui i bambini sono molto ricettivi nei confronti di linguaggi, parole, accenti, etc. Tuttavia, senza scendere in queste ipotesi estreme, possiamo concludere che non sia affatto indispensabile questo iter per avere una cognizione accurata, per esempio, della lingua inglese.

Personalmente la prima volta che mi sono imbattuta nella lingua inglese è stata in prima superiore, perché purtroppo alle elementari e medie la scuola a cui ero iscritta offriva come lingua straniera solo il francese (che, oramai, ho completamente dimenticato). 

Inizialmente, al contrario di adesso, odiavo questa lingua anglosassone non per la sua essenza ma a causa del modo in cui veniva insegnata: sbattuta, letteralmente, in una classe dove i ragazzi già conoscevano le basi di questa nuova materia, mi sono ritrovata sperduta tra la grammatica base e la totale mancanza di lessico, obbligata a tentare, quasi inutilmente, di imparare a memoria alcune parole ricorrenti. Ero disperata. All’insegnante poco importava se una sola studentessa, in una classe di trenta persone, non riusciva a seguire, perché non capiva il meccanismo di costruzione delle frasi in inglese: il mio problema principale era la tendenza a complicare le frasi (cosa che faccio abitualmente in italiano) senza comprendere come, invece, l’inglese richiedesse, almeno inizialmente, una semplificazione maggiore nella costruzione dei periodi. Inoltre, il problema delle lezioni di questo genere è che l’insegnante tende comunque durante tutta l’ora a parlare in italiano e a leggere dal libro i dialoghi preparati, spesso con pessima pronuncia, e ad attenersi alle regole grammaticali fornite dal materiale didattico senza spiegazioni ulteriori.

L’anno seguente, poi, mi è capitata la fortuna di seguire delle lezioni di un professore americano di geografia inglese e tutto è iniziato a cambiare. Lui parlava solo ed esclusivamente nella sua lingua madre, sebbene conoscesse molto bene l’italiano, e, durante le spiegazioni, usava tutta l’immensa lavagna a sua disposizione riempiendola con dei disegni stilizzati di ciò che stava spiegando, abbinandoli alle parole corrispondenti: magicamente, ancora a digiuno totale d’inglese, dopo tre mesi iniziai a capirlo e a prendere appunti intuendo come si scrivevano alcune parole che non conoscevo. Così, grazie a lui, ho iniziato ad amare l’inglese e a capire quanto potesse, anche, essere divertente da imparare; mancava però ancora l’interazione, il dialogo: mi sentivo stupida a parlare in inglese e avevo una paura terribile di sbagliare qualcosa. Ho continuato a guardare film in madrelingua mantenendo il fattore d’ascolto sempre presente ed in questi ultimi tre, quattro anni, sembrerà strano, ho scoperto il mondo dei giochi di ruolo on-line. I server a cui si appoggiano questi giochi non sono mai italiani (mentre ce ne sono di francesi, tedeschi, russi, a volte spagnoli) e, ovviamente, si tende a prediligere quelli inglesi. Molti italiani tendono a chiudersi in comunità (anche chiamate gilde) chiuse in cui possono parlare la propria lingua a causa della mancata conoscenza dell’inglese; io ho preferito, invece, cercare di interagire con più gente straniera possibile. Benché inizialmente un tantino timida nell’esprimermi, piano piano, ho teso a parlare/scrivere sempre un po’ di più fino a riuscire ad interagire in tempo reale, grazie anche alla comprensione da parte di persone, ormai amici, che ogni qualvolta mi scusavo per degli errori, anche stupidi, mi dicevano di non preoccuparmi perché me la cavavo comunque molto bene dal loro punto di vista. Tutt’ora, avendoglielo chiesto, se faccio qualche errore di cui non mi rendo conto mi correggono gentilmente. 

Non serve, quindi, andare in vacanza in Inghilterra o in America per conoscere, o meglio cavarsela, con l’inglese poiché al giorno d’oggi abbiamo la grossissima fortuna di poter interagire attraverso il web con persone straniere (anche non obbligatoriamente di madrelingua) in tempo reale. Il problema sostanziale dell’Italia, dal mio punto di vista, è la mancanza, individuale, di volontà di imparare e studiare l’inglese e non tanto (anche se aiuta) la lacuna enorme del sistema di insegnamento di questa lingua.

6 commenti:

  1. #1Splinder: 10 Febbraio 2010 - 11:13

    E' vero, sembra assurdo da dire ma... i videogiochi sono un mezzo abbastanza efficace per imparare l'inglese (o comunque per tenersi in allenamento). Ad es., in queste settimane sto giocando a Xenogears, e nella sua parte finale ci sono vagonate di dialoghi. Certo, i MMORPG sarebbero meglio (come fai notare anche tu), ma quelli ammetto di non averli mai fatti. Cambiando genere, un altro mezzo che trovo molto interessante sono gli audiolibri (su Project Gutenberg ce ne sono un sacco, liberamente disponibili).

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    1. AnakuklosisJan 17, 2012 03:37 PM
      #2Splinder: 11 Febbraio 2010 - 01:07

      Sono d'accordo. L'unico neo, però, degli audiolibri, dei film in lingua con sottotitoli in inglese e dei videogiochi basati prettamente su dialoghi "monologhi", a mio avviso, sono molto utili per sviluppare la comprensione e l'ascolto del testo ma hanno la grave lacuna nella mancanza d'interazione che il fruitore dovrebbe avere. In parole povere, questi mezzi tendono ad essere passivi e a non creare una conversazione reciproca rendendo molto difficile, l'apprendimento del modo corretto d'esprimersi.
      Al contario un MMORPG o l'uso di Skype (o derivati) o la semplice chat, obbligano l'utente ad interagire attivamente e a sviluppare in modo più corretto ed immediato una lingua straniera.

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  2. #3Splinder: 28 Marzo 2010 - 00:58

    Andare in vacanza in un paese di lingua anglosassone, per uno che studia l'inglese, è fondamentale. Tu interagisci con gli "inglesi" col web, ma sei sicura di capire uno di loro se ti parlasse di persona?

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    1. #4Splinder: 01 Aprile 2010 - 20:27

      L'articolo che ho scritto voleva essere, più che altro, un consiglio, parlando di una mia esperienza personale, rivolto a tutti quelli che hanno problemi con la lingua inglese.
      Non ho mai detto che non sia fondamentale andare in Inghilterra, ho semplicemente affermato che per cavarsela con la lingua inglese e fare esercizio, oppure non scordarsela (perché molti dopo anni che non la praticano se la dimenticano), è interessante utilizzare internet.

      Per quanto riguarda la mia esperienza personale, non amo dovermi giustificare sulle mie capacità, perché mi sembra sciocco.
      In ogni caso, ho avuto modo di interagire anche di persona con madrelingua inglesi (e non solo utilizzando skype, per esempio, come telefono) sia per studio che per lavoro...

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    2. #5Splinder: 27 Luglio 2010 - 23:51

      ...e li capisci bene quando parlano?

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    3. #6Splinder: 28 Luglio 2010 - 17:18

      Prima di tutto per criticare un modello altrui bisogna fornire la dimostrazione del perché sia errato, provvedendo ad elaborare un proprio modello per confutare l'altro. Non mi sembra che tu stia operando in questo modo.
      In secondo luogo, essendo pignoli e precisi, una comunicazione verbale mediata da programmi di computer presenta molta più complessità poiché il suono può subire alterazioni attraverso la macchina, dipendenti da connessione, scheda audio, etc.
      Quindi, parlare di persona con un inglese madrelingua faciliterebbe di gran lunga la comprensione reciproca, al contrario di una comunicazione filtrata dall'elettronica e dall'informatica. Poi, il tuo consiglio è socialmente e praticamente poco effettuabile, poiché prevederebbe che la maggior parte di persone abbiano la disponibilità economica ed il tempo per soggiornare in Inghilterra o simili con l'intento di perfezionamento.
      Ti auguro una buona riflessione in lingua italiana.

      p.s. risposta diretta alla domanda se capisco gli inglesi parlare: sì, e loro capiscono me.

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