venerdì 18 settembre 2009

Devianze omicide




L'ultimo post che avevo scritto qualche giorno fa era dedicato allo studio della religione nelle scuole. Oggi mi ridedico all'argomento ma da un profilo diverso.

Come un po' tutti avranno appreso dai telegiornali in Friuli Venezia Giulia una ragazza diciottenne, d'origine musulmana, è stata uccisa dal proprio padre. Il procuratore di Pordedone addetto alle indagini ha ipotizzato, tenendo conto anche delle dichiarazioni degli amici della coppia, che alla base di tale delitto vi sia un movente religioso, oltre che di differenza d'età, causato dalla relazione che la giovane intratteneva con un trentunenne cattolico (rimasto ferito nel tentativo di salvarla dalla furia paterna).
Non è il primo caso, e sicuramente non sarà nemmeno l'ultimo, in cui la religione diventa un movente attendibile per un omicidio.
In particolare la religione musulmana, attualmente, è la prima a risentire di questa "esagerata fervenza" dei suoi accoliti: infarciti come tacchini di informazioni plasmate da alcuni gruppi religiosi in funzione del tipo di società che vogliono costituire, incapaci di comprendere che tali dati forniti loro sono completamente avulsi e assenti nel loro testo sacro, vale a dire il Corano.
Il problema che dovremmo comprendere è che i musulmani quanto i cattolici spesso non conoscono la propria religione in maniera chiara e vengono accecati da interpretazioni fuorvianti.
Tutto questo, comprendendo anche la tendenza tutta italiana di mancata accettazione di una cultura diversa dalla propria, va ad alimentare una tipologia di razzismo e d'isteria collettiva piuttosto preoccupante tesa ad "attaccare" indistintamente chiunque sia perché giudicato musulmano, e quindi fondamentalista, a priori.
Basti pensare alla differenza con cui i media e la gente, in genere, giudicano un delitto a seconda della religione e dello stato di appartenenza di un individuo: se questo è di cultura musulmana l'accaduto viene visto come indissolubilmente legato alla religione islamica, al contrario, se lo stesso fatto viene commesso da un italiano tendenzialmente risulta esaminato a prescindere dalla fede religiosa, imputandolo come una persona clinicamente deviata o malata, senza collegarne l'operato criminoso con i dettami del libro biblico del Levitico o simili.

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