mercoledì 9 settembre 2009

The Reader




E' uscito in dvd un film che ho avuto modo di vedere al cinema il febbraio scorso, "The Reader - A voce alta" di Stephen Daldry.

La pellicola è passata quasi in sordina e non ha avuto grandi riconoscimenti dalla critica in Italia, cosa che non condivido: dal mio punto di vista è un film che un appassionato di cinema non dovrebbe perdere.

Il trailer, volutamente, non mostra il reale sviluppo della trama ma dei semplici flash delle prime sequenze che, in special modo, riprendono il titolo "The Reader".

In realtà, il film tocca un argomento molto delicato, non sull'amore come molti hanno detto e pensato, ma sulla semplicità di una donna non istruita, sulla sua incapacità di non comprendere il corpo delle SS a cui aveva scelto di appartenere ed il modo in cui, finita la guerra, i "capi" tedeschi hanno tentato di scaricare le proprie colpe sui bassi ranghi dell'esercito.

Tutta la trama ruota attorno alla figura di questa donna, impersonata da Kate Winslet, che chiede al suo amante Michael (David Kross nella prima parte del film, Ralph Fiennes nella seconda parte) di leggerle alcuni libri ad alta voce. In seguito ad una meritata promozione avuta sul lavoro che la porterebbe dietro ad una scrivania, e da lei rifiutata, decide di entrare nel nascente corpo delle SS naziste.

L'attenzione, poi, si sposta sulla vita del ragazzo che lei abbandona per unirsi all'esercito e che si dedicherà agli studi giuridici. Durante un processo, dedicato ai crimini nazisti perpetrati ai danni degli ebrei, il professore del corso a cui Micheal ha aderito porta i suoi pochi alunni in aula a seguirlo. Qui, il ragazzo riconoscerà la donna, con cui aveva avuto la sua prima relazione, tra gli imputati.

La sensibilità del regista porta il film in una dimensione che va al di là della colpa, ovvia, che i nazisti hanno avuto per approdare ad una sorta di tentativo di comprensione dell'animo di una donna analfabeta che, vergognandosi di una mancata istruzione, si addossa tutte le oscenità commesse, anche da altri, senza nemmeno rendersene conto. Lei aveva solo messo in atto degli ordini che le erano stati imposti. Alla domanda: "perché mai portava delle persone a morire?" lei risponderà: "perché non c'era posto nei campi, e noi dovevamo creare dei posti per chi doveva arrivare, cosa avremmo dovuto fare altrimenti?", e alla domanda: "secondo quale criterio sceglieva chi mandare alla morte?" lei replicava: "le donne più anziane perché non erano in grado di lavorare e a noi serviva gente sana".

Il film gioca in questa fase sulla non conoscenza da parte dei giudici e del pubblico del processo della mancata istruzione della donna e della credenza che essa sia solamente un mostro da eliminare.
Nasce qui, per Michael una questione etica da superare: "Dire o meno ciò che lui ha compreso e, cioè che la donna non sa leggere?" perché proprio questo piccolo dettaglio, in parte, potrebbe scagionarla.

Il sottile filo su cui poggia il film viene giocato sapientemente dal regista di modo da spostare la nostra attenzione sull'umanità dei suoi personaggi e sulle loro fragilità astenendosi dal dare un giudizio negativo , o meno, sulla situazione storica.

Senza poter sapere cosa i personaggi pensano realmente abbiamo, comunque, la sensazione di comprenderlo e, nel dipanarsi del film, quasi senza accorgerci, ci rendiamo conto di come sia stato facile per noi relazionarci con un personaggio così semplice e, comunque, così complesso quale la protagonista.

Sebbene consci del suo errore riusciamo a comprendere quanto lei sia umana e non uno dei mostri che la nostra immaginazione collettiva potrebbe costruire come immagine preconfezionata della "SS tipo".

In realtà non penso che, in questo film, siano l'amore oppure la giustizia a trionfare ma, piuttosto, la pietà verso una figura così drammatica ed il piacere di raccontare una storia tramandandola per proteggerla dall'oblio del tempo e da una memoria plasmata dalla società.




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